Pur sentendomi viareggina nel profondo del cuore, ed ancor prima toscana in tutti i meandri dell’animo, ed ancor prima italiana fino alla punta dei capelli, sono anche una che come varca il confine si cala immediatamente e profondamente nel paese che sta visitando.
Per intendersi, non faccio in tempo a vedere il cartello “Menton” che inizio a muovere il bacino su e giu’ sul sedile della macchina per assumere quell’andatura cammellata propria delle Deux Chevaux: compro magnifiche trecce di aglio viola nei mercati di sonnolenti paesini, girellando tra i banchi con mollicce baguettes sotto il braccio; provo lingerie di pizzo color champagne sfilando davanti a sofisticate commesse; e se solo fumassi inanellerei verso il cielo spirali di fumo di Gauloise con aria annoiata.
Come attraverso la Manica, poi, divoro grosse porzioni di apple-pie sbriciolando i tappetini di Mini Morris a noleggio con cui attraverso la campagna inglese guidando dalla parte sbagliata di strada; visito innumerevoli biblioteche di sperduti castelli sperando sempre di inciampare in qualche Lord stecchito sul pavimento, assassinato dal fedele maggiordomo.
E potrei continuare ad oltranza.