Cara Nonna,
scusa se ti scrivo soltanto adesso, ma negli ultimi quaranta anni non ho trovato un minuto libero.
Per togliermi subito il pensiero, ti confesserò che non ho fatto alcun progresso con il ricamo, da quando inorridivi per il mio punto-erba che sembrava gramigna e mi raccomandavi di non prendere nella trama più di due fili per volta… io ne prendevo quattro per finire prima ed anche se tentavo di corromperti mercanteggiando su tre, tu scuotevi la testa inflessibile e sospiravi: “Sarai il chiodo della mia bara..”
Ho smesso anche subito di farmi l’ultimo risciacquo ai capelli con acqua e aceto, da quando la mia vicina sulla panca il giorno della Cresima esaminò con aria critica il vestitino verde che mi avevi cucito, mi annusò e sentenziò che sembravo un cesto di insalata… Oggi si usa il balsamo, che, forse non lo sai, ma è una poltiglia appiccicosa che ti illude per un giorno di avere capelli serici, ma dopo quarantotto ore ti da’ l’impressione di averli infilati in un coppo d’olio.
E ti confesserò, infine, di pregare molto meno, e comunque non sono mai più risalita, nelle mie giaculatorie, indietro fino alla settima generazione, ne’ ho più acceso candele per impetrare grazie per combattere i mali del mondo, visto che tutti quei rosari che mi facevi recitare per la liberazione di Aldo Moro non hanno sortito alcun effetto.