UMBERTO – Classe 1929 –
– Titolo di studio, Umberto? Che scuola hai fatto? –
– Io? Tre anni di avviamento, ma poi ho smesso perché la scuola non c’era più.-
– E dove era andata? – scherzo io.
– O come dove era andata? Me l’hanno bombardata. Distrutta.
– Già, Umberto, che stupida che sono. Era in tempo di guerra. Ma te lo ricordi quel periodo, Umberto? Dimmi. –
– E me lo ricordo sì. Ero a casa col mi’ nonno, al tocco preciso, quel 31 agosto del ’43, e stavo ascoltando Radio Londra anche se non si poteva e il nonno mi brontolava. Ma ad un tratto andò via la voce, si spense tutto; io non capivo cosa era successo e corsi fuori nell’aia. Alzai gli occhi al cielo, e li vidi. –
– Che cosa vedesti? –
– Frotte, frotte di aerei americani che brillavano in cielo, ed era uno spettacolo.
Io uno scintillio così non l’ho più rivisto.
Io uno sfavillio così non lo scorderò mai.