Il mio filosofo personale non si e più presentato in palestra. Ne’, tantomeno, la moglie. Saranno influenzati? Che sia stata io a farli fuggire? Festeggeranno San Valentino, anche se non mi sembrano i tipi?
Chissà.
Ma intanto io mi annoio sul tapisroulant senza diversivi, e non so come ingannare il tempo mentre svolgo un tipo di attività fisica che, sia detto senza mezzi termini, farà anche bene alla salute e come tale me la sono imposta, ma mi fa letteralmente schifo.
La mia attenzione viene così catturata dalle esibizioni di un individuo che, di schiena davanti a me – una schiena che e’ un perfetto trapezio con il lato più lungo in alto – sta sollevando enormi pesi ammirandosi allo specchio.
Indossa dei calzoncini bianchi da boxeur ed una maglietta di un verde accecante che sembra quella dei giocatori dell’Avellino. Dall’orlo degli indumenti spuntano delle braccia rocciose e delle gambe inverosimilmente muscolose. Il cranio è completamente calvo e lucido. Gli arti sono coperti di tatuaggi colorati che ondeggiano al guizzare dei muscoli. Per quel che posso vedere, abbondano foglie di edera che sbucano rigogliose dalle maniche e dalle brache. Chissà se nel busto e sulle natiche è inciso l’albero della vita.